martedì 5 febbraio 2013

il web, il ragno e la farfalla

Web, molti lo scordano o lo ignorano, vuol dire rete. in rete si trovano un sacco di cose belle, tra cui questa canzone che vi consiglio di rispolverare come sottofondo musicale per la lettura di questo post. http://www.youtube.com/watch?v=ijxk-fgcg7c

E perchè si chiama così? Perchè tutti i link tra le nonriescoaimmaginarequantesono pagine che creano internet assomigliano all'immensa rete di un ragno. la rete, vista dal punto di vista del ragno, è un bel posto, dal punto di vista della farfalla un po' meno. E chissà se in questa metafora siamo i padroni di casa o gli ospiti.


Recentemente mi confrontavo con una collega. tema della discussione i siti (per lo più americani) che offrono piattaforme per "facilitare il lavoro del coach" e per aiutare lui, e il suo coachee, a definire obiettivi, seguire progressi, etc...

Ma mi domando... non è tutta questa tecnologizzazione uno dei nemici che di più combattiamo (e che, ammettiamolo, ci da tanto lavoro?). Non è il bello del coaching, tra le tante cose, riscoprire il piacere delle relazioni basate sull'ascolto. un ascolto non mediato, ne filtrato, ne disturbato?

Strumenti del genere, che ben si innestano nel nostro modo di vivere "moderno", fatto di smartphone, app, che gestiscono sempre più, e in maniera sempre più integrata, la nostra agenda, la nostra salute, il nostro frigorifero... non rischiano di essere invece controindicati nel processo di coaching?

Al solito, una risposta non ce l'ho... anzi, la risposta è come al solito: "dipende". Dipende dai punti di vista, dall'uso che se ne fa, dalla persona che lo usa, etc. Però, dal mio punto di vista, dall'uso che ne farei io, dalla persona che sono io, preferisco obbligarmi a tenere allenate altre competenze. Io ho scelto di esser farfalla (ma mi sa che son ancora bruco) e per volare è opportuno che la farfalla si tenga lontana dalla rete.

volentieri ascolto anche il vostro punto di vista.

alberto@coachit.it
photo credit: PagX via photopin cc

1 commento:

  1. Il bello del coaching, come dici tu, Alberto, è sedersi di fronte al tuo coachee con la mente libera (dai pregiudizi, ad esempio) e le mani pure (per gesticolare). Al massimo mi concedo un foglio e qualche pennarello colorato, così per tracciare qualche segno o scrivere qualche parola da ricordare... Basta con l'inseguimento della tecnologia...
    Marina Fabiano

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