giovedì 9 giugno 2011

il coach che è (già) in te

Boy and girl play ping-pong, circa 1950All'inzio della mia carriera di coach, guardavo con occhi di ammirazione i coach con più esperienza. Quando avevo la fortuna di osservarne qualcuno in azione, ne ascoltavo ogni parola, ogni domanda fatta al coachee, ogni feedback dato, ogni sfumature linguistica o di tono. Più aumentavano le mie capacità di osservazione, più riuscivo a trarre beneficio dall'osservazione dei "maestri": tutto questo perchè ritenevo che per imparare al meglio la  tecnica fosse necessario osservare chi era "meglio di me" e carpirne i segreti. "se vuoi imparare a giocare a ping pong, devi giocare contro chi è più forte di te" è un insegnamento di mio zio (grande pongista) al quale ho creduto fortemente per anni.





Dopo un po' di tempo, oltre alla mia attività di coach con i miei clienti, ho iniziato a supportare persone che volevano diventare coach, allieve e allievi di una scuola di coaching: certamente con meno esperienza dei "maestri" da cui avevo appreso le basi e a cui avevo succhiato ogni goccia di esperienza possibile. La rivelazione è stato scoprire, non me ne voglia mio zio, che anche giocando contro un totale novizio del ping-pong, io possa trarne beneficio per il mio miglioramento.

Imparando a riconoscere nei miei allievi non solo le capacità espresse, ma anche quelle potenziali, è come se avessi davanti a me quel che sono ora (coach in erba) ma anche i master coach che saranno (e da cui posso imparare tantissimo).

Continuo a pensare che giocare contro chi è più forte aiuti ad imparare a giocare a ping pong e che osservare coach di esperienza aiuti a crescere: in essi infatti tutte le competenze sono già effettive e convivono naturalmente. Ma posso imparare anche da chi ha meno esperienza, da chi è meno forte: in parte riconoscendo le competenze potenziali e in parte riconoscendo quale competenza ha già sviluppato (per dono di natura, o per esperienze pregresse) e in quale modo specifico la manifesta.

Per estensione ho imparato ad imparare a fare coaching anche da chi non c'entra niente col coaching. Le competenze che sono utili a me, per essere utile ai miei clienti, possono arrivare da chiunque: da mia figlia che mi fa una domanda più che potente, da un amico che mi regala un ascolto completamente neutrale e totale, da uno sconosciuto sul tram che empatizza (non necessariamente simpatizza) con me.

quindi colgo l'occasione per ringraziare tutti i miei maestri, quelli da cui ho imparato intenzionalmente, quelli da cui ho imparato insegnando e quelli da cui ho imparato, a prescindere dalla loro volontà. e anche mio zio, che mi hai insegnato i rudimenti del ping-pong.




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